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La Corte Costituzionale Estende i Diritti ai Conviventi di Fatto: Riconoscimento dell’Impresa Familiare

  • Immagine del redattore: Fiorenzo Auteri
    Fiorenzo Auteri
  • 26 lug 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

La recente sentenza n. 148 del 2024 della Corte Costituzionale ha segnato un importante passo avanti nel riconoscimento dei diritti dei conviventi di fatto, ridefinendo il concetto di “familiare” e ampliando la tutela del lavoro all’interno dell’impresa familiare. Questo intervento si inserisce in un contesto giuridico e sociale in continua evoluzione, riflettendo una maggiore sensibilità verso le diverse forme di convivenza e le esigenze di tutela dei diritti fondamentali.


Il Caso e la Questione Sollevata

La questione di legittimità costituzionale è stata sollevata dalla Corte di Cassazione, in seguito al ricorso presentato dalla convivente di un uomo deceduto. La donna, avendo collaborato per anni nell’azienda agricola del compagno, aveva richiesto al Tribunale il riconoscimento dell’esistenza di un’impresa familiare e la liquidazione della sua quota. Tuttavia, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la sua domanda, affermando che il convivente di fatto non poteva essere considerato “familiare” ai sensi dell’art. 230-bis, terzo comma, del Codice Civile.


L’Intervento della Corte Costituzionale

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, evidenziando la mancata considerazione delle mutate sensibilità sociali e delle aperture della giurisprudenza, sia di legittimità che costituzionale, hanno rimesso la questione alla Corte Costituzionale. Quest’ultima ha accolto le questioni sollevate, dichiarando l’illegittimità costituzionale dell’art. 230-bis, terzo comma, nella parte in cui non includeva i conviventi di fatto tra i familiari, e conseguentemente, dell’art. 230-ter del Codice Civile, introdotto dalla legge n. 76/2016 (legge Cirinnà).


I Principi Fondamentali Riconosciuti

La Corte ha rilevato che la normativa vigente non rispecchiava più la realtà sociale odierna, caratterizzata da una crescente accettazione e riconoscimento delle convivenze di fatto. Secondo la Consulta, la tutela del lavoro è uno strumento essenziale per la realizzazione della dignità della persona, sia come individuo che come membro della comunità familiare. Escludere i conviventi di fatto da tale tutela era quindi irragionevole e discriminatorio.


Implicazioni della Sentenza

Con questa sentenza, la Corte Costituzionale ha stabilito che i conviventi di fatto devono essere considerati alla stregua dei coniugi e degli altri familiari ai fini dell’impresa familiare. Ciò comporta il riconoscimento del diritto alla giusta retribuzione e alla partecipazione nella gestione dell’impresa, nonché alla liquidazione della quota di partecipazione. La decisione ha anche determinato l’illegittimità costituzionale dell’art. 230-ter del Codice Civile, che prevedeva una tutela significativamente ridotta per i conviventi di fatto.


Conclusioni

La pronuncia della Corte Costituzionale rappresenta un’importante svolta nella tutela dei diritti dei conviventi di fatto, riconoscendo loro la dignità e i diritti fondamentali che spettano a tutti i lavoratori all’interno dell’impresa familiare. Questa sentenza non solo riflette un adeguamento alla realtà sociale odierna, ma contribuisce anche a garantire una maggiore equità e giustizia nel riconoscimento dei diritti lavorativi e familiari. La strada per una completa parità di trattamento è ancora lunga, ma questo è sicuramente un passo significativo nella giusta direzione.



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